Il campo estivo immagine della comunità cristiana
A volte si pensa che una parrocchia faccia l'esperienza dei campi estivi solo come attività per i giovani e laddove ci sia un giovane prete che, come dice la gente, sta tra i giovani e tra i ragazzi. Invece mi sono accorto che anche da parroco è una realtà prioritaria da portare avanti, perché ne va della comunità parrocchiale stessa.
Ho conosciuto altre realtà parrocchiali e in tutte ho notato che chi continua, come giovane, a frequentare il gruppo parrocchiale e si sente partecipe, è qualcuno che almeno una volta ha fatto l'esperienza del campo estivo. Questo accade perché l'esperienza del campo permette una convivenza, una condivisione e una conoscenza che altre realtà non riescono a trasmettere, nemmeno il catechismo settimanale, se è una realtà isolata e vissuta come scuola.
Il campo estivo organizzato da parrocchie, da realtà diocesane o da altre realtà ecclesiali, permette una vicinanza unica al Vangelo, sia per i tempi più distesi, sia per l'ambiente di gruppo che permette di arricchirsi anche dell'ascolto degli altri, sia perché può essere messo in pratica da subito nell'esperienza del vivere insieme, da cristiani.
A mio parere il campo non deve essere ne una vacanza ne un ritiro spirituale, ma deve essere un luogo di gioia, di fraternità, di pensiero, di incontro con Gesù e di servizio. Anche per gli animatori che lo preparano e lo guidano diventa un'esperienza di partecipazione e di annuncio che li coinvolge e che li pone da fratelli maggiori a contatto con i ragazzi stessi, diventando per essi veri compagni di viaggio.
Non bisogna dimenticare che il campo, come ogni opera educativa e come ogni cosa bella, ha anche momenti faticosi e momenti in cui occorre anche esercitare una certa autorevolezza, ma spesso tutto ciò porta ad una crescita e a conoscersi maggiormente. Il campo è una realtà esigente, bella ma che va scelta, perché solo ciò che ci impegna e nel quale siamo disposti a fare sacrifici è ciò che davvero ci forma come personalità autentiche.
Essenziale è la dimensione e l'educazione al servizio, al farsi carico anche degli altri, a prendersi le responsabilità. Curare la propria persona, tenere in ordine l'ambiente che ci ospita, rispettare l'altro, condividere, convivere da fratelli, sono tutti valori che il campo fa respirare e che se vissuti con convinzione cambiano anche il proprio modo di comportarsi nel quotidiano.
Un altro aspetto cardine del campo estivo è il gioco. Non è un diversivo, ne un riempimento del tempo, ne attività con smodato agonismo, il gioco diventa durante la giornata il modo in cui ragazzo ed animatore si esprimono dando il meglio di se. Nelle attività di gioco esce spontanea la nostra vera personalità e il nostro carattere più autentico, per questo è un momento essenziale di conoscenza e di crescita, senza dimenticare il carattere gioioso e di festa che il gioco porta e che è tipico della comunità cristiana che non vuole essere "musona".
Altro dato da non dimenticare è l'immersione nella Natura, nel Creato che è la prima Parola del Padre per noi e il prendersi un po' di libertà dai mezzi tecnologici che spesso ingolfano la vita dei ragazzi e dei giovani.
Altre realtà laiche (sportive, scolastiche) hanno capito l'importanza di esperienze di convivenza e di "stacco" dai genitori, ma il campo parrocchiale o diocesano diventa uno specifico momento nel cui far assaporare la bellezza del Vangelo e la gioia che porta il suo messaggio.
Per questo il campo estivo per ragazzi, ma anche per adulti e anziani diventa essenziale e da non tralasciare in nessuna comunità cristiana.
don Giacomo Canepa